Non siamo più vivi – la serie Netflix coreana cavalca i trend di febbraio

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Dopo il portentoso successo di Squid Game il piccolo schermo coreano si è ritagliato un posto ad honorem sulle piattaforme streaming, e il popolo di Netflix acclama a gran voce.

Non siamo più vivi, la nuova serie tv coreana uscita il 28 gennaio, balza in cima alle classifiche delle serie più guardate di Netflix. Il 4 febbraio risulta la serie più vista negli Stati Uniti e attualmente è nella top ten in Italia. Ma di cosa parla esattamente? Tutto questo successo è meritato? Andiamo per gradi:

Alunni di Non siamo più vivi

La trama – Non siamo più vivi per davvero

Un professore di scienze di un liceo sintetizza un virus che si diffonde tramite il morso e rende i soggetti infetti estremamente aggressivi. La scuola Hyosan diventa quindi l’epicentro di una pandemia zombie che dilaga in tutta la città. Gli studenti e i docenti intrappolati nella scuola dovranno ingegnarsi per sopravvivere con i pochi mezzi di cui dispongono.

Il successo di Non siamo più vivi è meritato?

Partiamo dal presupposto che All of us are dead si porta il pubblico da casa: è tratto da un famoso Webtoon chiamato “Now at our school” e dal manga omonimo “All of us are dead”. Un enorme lavoro di marketing soprattutto sui media aveva già sancito l’enorme seguito che questa serie avrebbe avuto. Eppure Non siamo più vivi ha battuto qualsiasi pronostico, posizionandosi tra le serie più guardate su Netflix e nel mondo. Questo successo è veramente meritato?

Novità o clichè?

La serie riesce a rendere un concetto trito e ritrito, come quello degli zombie, fresco e accattivante, o almeno per noi occidentali. Non sorprende che un lavoro le cui influenze sono maggiormente orientali possa rapire l’attenzione di chi è abiuato a un sapore occidentale che si immerge in un mondo lontano e affascinante. Sebbene gran parte del successo di questa serie (o di Squid Game in realtà) stia nella novità che le videocamere coreane sono in grado di immortalare per l’occidente, è importante specificare che molte di quelle che percepiamo come “novità” sono invece clichè dell’intrattenimento asiatico. Se avete visto l’anime “Highschool of the dead“, per citarne uno, sapete perfettamente cosa intendo: le uniformi scolastiche, le scuole così riconoscibili e peculiari, le dinamiche sociali ben diverse a quelle a cui siamo abituati, addirittura personaggi scopiazzati e stereotipati; compongono il tessuto della serie.

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Non siamo più vivi zombie

Vale la pena investirci 12 ore?

Tutto sommato Non siamo più vivi si difende sotto diversi punti di vista:

Si presenta molto bene all’occhio: a parte qualche riserva le coreografie di movimento degli zombie rende egregiamente l’idea di malessere dell’infetto e la paura dell’oppressione dei sopravvissuti. Le ferite e le espressioni facciali dei morti viventi sono realistiche e le scene dell’orrore vengono mostrate integralmente dando quell’effetto gore per niente scontato in un horror adolescenziale. Inoltre il ritmo è notevole: le scene d’azione vengono ben bilanciate da quelle serie e quelle comiche, stranamente molto ben integrate nella narrazione. Anche i personaggi principali sono scritti bene.

Purtroppo ci sono diversi momenti capaci di far salire i nervi a fior di pelle, principalmente a livello di scrittura e sceneggiatura: alcuni espedienti narrativi e soluzioni trovate dai nostri protagonisti per sopravvivere sono a dir poco ridicole. Le strategie ovvie, invece, vengono attuate solo dopo lunghissimi dialoghi insopportabili. I personaggi bisticciano continuamente e per nessun motivo apparente. La serie vuole trasmettere allo spettatore la tensione che viene a crearsi nel gruppo costretto a ripararsi tra le quattro mura di un’aula, ma l’esasperazione di alcune scene ottiene invece l’effetto contrario. In questo modo è veramente difficile empatizzare con i personaggi come lo storytelling avrebbe voluto.


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Pubblicato da Libe

Appassionato perso di storie, film, letteratura, videogiochi e tutto quel che fino a una decade fa veniva considerata una perdita di tempo, esperto di NULLA. Unite a queste informazioni alla propensione per la scrittura e al mio esasperante spirito critico e otterrete quel mix letale di mediocrità che è la mia vita, e che ho deciso di condividere con voi per la vostra felicità.